«Basta con le occupazioni abusive» I sindacati si schierano col Comune
di Marcello Viaggio
Minacce, botte, regole di ferro, una vita praticamente da schiavi. È quella che conducono i senzatetto in molti stabili okkupati dall’ultrasinistra. Cento-centocinquanta euro al mese per un posto letto. L’obbligo tassativo di partecipare ai cortei. Chi si ribella, va fuori. Decine gli episodi, le testimonianze. E sono soprattutto i senza casa che cominciano a vuotare il sacco.
Parecchie segnalazioni sono giunte alla commissione sicurezza del Comune, presieduta da Fabrizio Santori. La commissione ha stilato una mappa degli edifici pubblici e privati occupati abusivamente a Roma, contandone 115 sparsi in tutti i municipi. Dietro le quinte, una realtà misconosciuta, un autentico inferno metropolitano. «Coltelli, mazze, catene, spranghe, affitti in nero, soprusi, minacce, costrizioni, violenze: questa è la realtà dei luoghi occupati – afferma Santori – Gli occupanti per la maggior parte sono poveri immigrati, che non parlano neppure l’italiano. Non è facile capire se in regola o clandestini, se hanno pendenze con la legge, che lavoro fanno. Quello che è certo, è che molti pagano il pizzo. Chi da subito, chi dopo qualche mese. Dipende dall’associazione che ha organizzato l’occupazione». Quanto pagano? «Dai 50 ai 150 euro al mese per un letto. Ci sono le eccezioni, naturalmente. Chi ha perso il lavoro, non paga. Non sempre le associazioni pretendono soldi. A volte chiudono un occhio. Ma in ogni caso tutti devono partecipare ai cortei, alle manifestazioni di piazza. A volte, anche agli scontri con la polizia. Chi non lo fa? Be, lì quelli del movimento si arrabbiano davvero. Chi non fa le manifestazioni, perde la casa, viene buttato fuori». E non certo con le buone maniere, a quanto pare. In molti casi, racconta Santori, le associazioni mettono tanto di cartelli a ricordare a tutti di pagare «la retta».
Ma chiedere il pizzo sta diventando la regola in tutti i locali occupati. Anche gruppi di romeni taglieggiano i connazionali più sfortunati: negli spogliatoi dell’ex campo sportivo di via del Calicetto, allo Statuario, occupato da ben 7 anni, si pagano 5 euro a notte per dormire su un materasso. Chi incassa, fa come a casa propria. Moltiplicate 5 euro a notte per 30 giorni e otterrete 150 euro. L’equo canone del popolo dei disperati.
Il movimento dell’ultra-sinistra, intanto, sta perdendo pezzi. Dopo il Regina Elena, due giorni fa è stato sgomberato l’ex Museo della Carta, al Salario. E ora la denuncia ai carabinieri degli occupanti della ex scuola comunale Otto marzo, in via dell’Impruneta: «Paghiamo il pizzo, 150 euro a persona, compresi i bambini», riportava ieri un quotidiano. Ma ieri è sceso in campo anche il Pdl: «L’esistenza del racket delle occupazioni è un segreto di Pulcinella che denunciamo da anni – afferma Luca Malcotti, coordinatore vicario romano del partito – Finalmente la vicenda trova riscontri. È imbarazzante il silenzio del centrosinistra, attendiamo di sapere se qualcuno intende dissociarsi dai cosiddetti “movimenti” che andrebbero ribattezzati “cosche”». L’occupazione dell’ex scuola Otto marzo «rappresenta il grande scheletro negli armadi della sinistra nel municipio XV», denuncia invece il consigliere del Pdl Augusto Santori, «e questo fin dal momento in cui, come opposizione, denunciavamo l’atteggiamento infame di chi tutelava per fini elettorali e ideologici il doppio dramma dell’emergenza alloggiativa e dell’immigrazione clandestina». Il consigliere comunale Federico Rocca con una mozione ha chiesto lo sgombero immediato dell’Otto marzo. Anche i sindacati sono soddisfatti per il ritorno alla legalità. Le organizzazioni sindacali degli inquilini di Roma, Sunia, Sicet, Uniat-Uil e Feder promuovono una raccolta di firme dei cittadini a sostegno della loro rivendicazione nei confronti delle istituzioni e delle amministrazioni pubbliche per la sottoscrizione di un pubblico impegno a operare concretamente, affinché «venga debellato e cancellato dalla nostra città il fenomeno delle occupazioni abusive, attraverso l’uso strumentale del quale, vengono da anni stravolte e ignorate le graduatorie di assegnazione degli alloggi popolari».