8 Marzo. Ecco la vera associazione a delinquere
da www.reportonline.it
Diciamoci la verità, nella vita non tutti sono tagliati per fare (ed essere) tutto. Ognuno, se pur a fatica, prima o poi trova la propria collocazione in quell’immenso universo di cose, luoghi e congiunture che abbiamo di fronte ogni giorno. Ebbene, stando a quanto dice la magistratura romana, ci sono dei giovani che hanno trovato la loro nuova vocazione. Il racket. Non un racket qualsiasi, di quelli che fanno leva su estorsioni, traffici di droga, prostituzione o quant’altro riceviamo quotidianamente dalla cronaca nera. Un racket al passo coi tempi, un racket “sociale” potremmo definirlo. Il cosiddetto racket delle occupazioni abitative. Non ho dato per certo che i prodi veggenti in alta toga abbiano avuto ragione nel definire il singolare impiego di Sandro, Sandrone, Gabriele, Francesca e Simone; per il semplice fatto che l’impianto d’accusa per associazione a delinquere finalizzata all’estorsione poggia su una semplice denuncia fatta da un ex occupante allontanato dallo stabile di Magliana dopo l’aggressione ad una coinquilina. Il quadro non quadra (perdonate il gioco di parole); il 14 settembre il quartiere popolare di Magliana è stato svegliato prima dell’alba dal frastuono degli elicotteri: vengono dispiegate enormi forze dell’arma dei Carabinieri, viene bloccata una delle arterie principali che collegano roma sud-ovest con il resto della città. Una retata, un’operazione di polizia di enorme portata; no, forse è stata sgominata una banda su cui da tempo era in atto un’indagine della magistratura. Quasi. Non fosse altro che l’obiettivo della mobilitazione era la perquisizione dello stabile occupato, reo di ospitare pericolosi criminali. Mentre le forze dell’ordine venivano invitate ad andarsene dagli altri occupanti e dalla gente del quartiere scesa a difesa dell’immobile “criminale”, vengono portate via sei persone, sei ragazzi, sei precari. Sei occupanti. Il totale degli arresti da sempre sei, perché dietro le sbarre ci sono finite persone che condividevano un’unica condizione, persone che reclamavano un’unica dignità: al fresco – nonostante il settembre romano non riservi tregua dal caldo – ci sono finiti compagni e compagne che lottavano per avere casa. Attivisti che hanno lavorato per anni nel quartiere per restituire ad una vita dignitosa l’ennesimo immobile del demanio statale che era stato abbandonato (da oltre 30anni), che era diventato un centro di spaccio e di consumo di eroina a tal punto da essere qualificato – nelle vie della Magliana – come un “palazzo di morte, dove di tanto in tanto veniva la polizia mortuaria a prendere qualche corpo ucciso da un’overdose”. Sandrone, Simone, Sandro, Gabriele e Francesca: menti criminali che hanno contribuito a questo nuovo racket, quello delle occupazioni abitative. Perché la magistratura ha ben creduto di valutare le forme di autofinanziamento in uso all’ex-8marzo (come in ogni occupazione gestita dal basso da un meccanismo di autogestione) come una forma di estorsione, di strozzinaggio, di ricatto fra occupanti. Quindi, una volta aperta l’inchiesta si è deciso di procedere per “liberare” gli occupanti sfruttati dai loro aguzzini. Detto fatto, e tanto grande era il sentimento di una nuova libertà appena conquistata che ogni singola persona dello stabile si è messa in moto per evitare l’arresto dei malviventi. Difendere i propri carcerieri, insomma, è cosa buona giusta e normale per i responsabili della pubblica sicurezza romana.
La verità è che l’impianto accusatorio non ha mai smesso di scricchiolare; è nato dal nulla e nel nulla si dovrà risolvere una volta che si aprirà il procedimento penale, non fosse altro perché troppo ridicolo e già sabotato dall’impegno della società civile romana. Rimangono però le nostre vittime che hanno un segno indelebile sulla pelle, un marchio a fuoco che brucia ogni giorno. Rimane il tentativo della stampa di montare un nuovo caso, di dipingere mostri, di infangare vite e di colpire i movimenti. Rimane l’indecenza di chi scenderà in piazza per rivendicare una libertà di stampa che teme di usare; l’indecenza di chi non ha fatto un’intervista alla gente di Magliana, di chi non è andato sui luoghi di lavoro dove gli imputati sono – ancor prima che militanti – persone. Rimane l’indecenza dei mandanti di questa operazione di repressione politica; perché di questo si tratta. Se dietro lo sgombero dell’occupazione Regina Elena (1settembre) c’è la pioggia di tangenti dell’attuale Rettore de “La Sapienza” Luigi Frati, dietro la strumentalizzazione dell’ex 8marzo ci sono gli interessi dei grandi costruttori di Roma, dei veri sindaci che fanno il bello e il cattivo tempo, dei padroni dei due maggiori quotidiani diffusi nella capitale: “Il Tempo”di Domenico Bonifaci e “Il Messaggero” del più noto Francesco Caltagirone.
Un vero peccato, dunque, che la stragrande maggioranza dei giornalisti romani non si sia accorta di alcuni macroscopiche sinergie. Questo perché, a ben guardare, i grandi interessi di palazzinari e costruttori avevano incontrato un’ostacolo molto insidioso nei compagni e nelle compagne dell’ex 8marzo. Sono alcuni anni ormai che nella zona sud-ovest di Roma sembra debba essere costruita una funivia che ottimizzi il collegamento tra Magliana e l’Eur; è di facile intuizione pensare che tra i richiedenti dell’appalto non potevano non esserci i soliti noti. Altrettanto facile è formulare un’ equazione (fin troppo lineare) i cui fattori sono la società Sviluppo Italia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e per lo sviluppo delle imprese), Francesco Caltagirone (membro del CdA della suddetta agenzia), il progetto di mobilità urbana (richiesto da Sviluppo Italia), cui si aggiunge la figura di Vittorio Tommasone (Generale del Comando dei Carabinieri della Provincia di Roma) impegnato in una sorta di mediazione/raccomandazione. Un vero peccato, dicevamo, che i giornalisti de “Il Tempo” e del “Messaggero” non abbiano incrociato una serie di dati facilmente rintracciabili, previa buona volontà.
Nella giornata di domani si riunirà il Tribunale del riesame che deciderà in merito alla scarcerazione dei cinque imputati detenuti ormai già da sedici (16) giorni. Le iniziative di sostegno, l’impegno della società civile coordinata alla continua mobilitazione dei movimenti sociali, l’odierna conferenza stampa ospitata dal Dipartimento di Fisica de “La Sapienza”; le scritte sui muri della città, la forza delle occupazioni romane, l’assemblea cittadina sull’emergenza abitativa – nuovamente presso la Facoltà di Fisica – convocata per giovedì prossimo; gli appelli, le petizioni, le idee, il presidio di domani mattina (ore 9,30) a Piazzale Clodio. Noi ci siamo tutti, mancano solo i nostri compagni.