Un uomo si incatena al Marco Aurelio

La parabola recita: aiuterai i poveri a patto che non chiedano troppo. Se carità deve essere deve esserci elemosina e la propria dignità personale è decisamente troppo, appare piuttosto come un lusso sfrenato.
 
CASA:UOMO INCATENATO;BELVISO,RIFIUTA ACCOGLIENZA COMUNE (ANSA) – ROMA, 24 DIC – «Situazioni di disagio come quella dell’uomo incatenato (lo è ancora da stamani, ndr) sotto la  statua del Marco Aurelio sono spesso storie di grande difficoltà rispetto alle quali l’Amministrazione capitolina cerca di rispondere prospettando soluzioni per le diverse fragilità». Lo afferma l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Sveva Belviso.
«L’Amministrazione comunale, venuta a conoscenza del disagio dell’uomo, conosciuto dai servizi sociali già dal 2007, ha immediatamente offerto – spiega – un aiuto concreto proponendo, sia per il padre che per figlio, l’accoglienza in uno dei 20 appartamenti per padri separati, per la durata di un anno con possibilità di rinnovo». «Purtroppo – aggiunge Belviso – ci è dispiaciuto constatare che questa offerta è stata rifiutata con la sola richiesta di avere una casa popolare. Ogni buona Amministrazione ha il dovere di offrire, in caso di bisogno, un sostegno reale a tutti i cittadini in difficoltà ma il presupposto fondamentale affinchè ciò avvenga è che chi è in disagio abbia la
volontà di farsi aiutare».

SI INCATENA A MARC’AURELIO, CHIEDE CASA PER CRESCERE FIGLIO (ANSA) –
ROMA, 24 DIC – Si è incatenato alla statua equestre del Marc’Aurelio
sulla piazza del Campidoglio, Claudio Paradisi di 66 anni chiede una
casa dove «far crescere» suo figlio che, «abbandonato a 4 mesi dalla
madre – racconta – ha vissuto 4 anni nella casa famiglia di suor Paola,
a Bravetta ed ora, all’età di 10 anni vive con lui che ne è il padre,
in uno stabile occupato in via Gian Maria Volontè». Claudio, che al suo
fianco ha il figlio, non è riuscito ad ottenere una casa popolare «ho
solo 8 punti e ne servono almeno 10», spiega, ma aggiunge «vivo con una
pensione di 13 euro al giorno, 489 al mese, e non posso permettermi di
pagare un affitto. Ma mio figlio ha diritto ad una vita diversa, non
posso farlo stare in una occupazione. Vorrei almeno poter lavorare
ancora». L’uomo spiega anche che ha scritto al sindaco «per spiegargli
la mia situazione ma non ho ricevuto nessuna risposta» e per questo «ho
deciso di venire qui – ha scritto su uno dei cartelli che espone -, per
non essere più un illegale solo perchè non posso permettermi una casa
dove far crescere mio figlio». Claudio non vuole «elemosina ma ci serve
dove vivere». Uno dei cartelli è stato scritto dal figlio che rivolge
il suo appello a Babbo Natale: «caro Babbo Natale – si legge – sono un
bambino che non chiede giocattoli per vivere. Con papà siamo entrati in
una occupazione perchè non abbiamo una casa, sono felice del mio papà
che mi adora e al quale voglio un mondo di bene, quest’anno sono stato
buono la legge non ci aiuta allora Babbo Natale pensaci tu». (ANSA)
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